Se ti capita di salire per la Mareneve...
Se ti capita di salire per la Mareneve fermati ogni tanto lungo la strada, scendi dall’auto e posa lo sguardo sui paesaggi che in una sorta di staffetta si danno il cambio accompagnandoti nella tua escursione. Ti voglio raccontare dei mondi vegetali che silenziosi scivolano dietro di te da Linguaglossa (550 m s.l.m.), fino a quota 2200 m s.l.m.: un viaggio breve ma intenso, che ti farà scoprire storie di uomini e piante che si intrecciano da migliaia di anni.
Il primo paesaggio che incontri a partire dalla stazione della Circumetnea è quello dell’agricoltura in terrazze. I terrazzi sono la testimonianza storica di pratiche antiche legate alla tenace esigenza di guadagnare terreno da coltivare. I terrazzi assecondano la morfologia del suolo con il quale si mimetizzano perfettamente e si raccordano con le scalette, i ‘passi’. Qualche piccola ‘mànnara’ qua e là, ricovero delle pecore, recinto di pietre avanzate dallo spietramento del suolo. Sui terrazzi i residui di coltivazione della vite, che un tempo si spingeva fino a quota 800 m, e di qualche frutteto. Per il resto, ha preso il sopravvento il bosco, la boscaglia e gli arbusti. Il castagno soppianta spesso la vite alle quote più alte. Un tempo era una coltura, il vanto locale, produceva legno prezioso da opera: i pali per la vigna, i ‘cuscialetti’ per l’intelaiatura dei tetti, i ‘panari’ e le ‘coffe’, recipienti tuttofare e naturalmente i frutti. Oggi, lasciato a se stesso, ha preso l’aspetto di un bosco naturale.
Salendo ecco che la vegetazione agraria lascia il posto al bosco di leccio (Quercus ilex) prima e di querce caducifoglie poi: Q. virgiliana, Q. congesta, Q. dalechampii, frammiste a castagni e qualche rinsecchito frutteto nella parte bassa, a pini in quella più alta. Questo un tempo era il regno dei carbonai: il Piano Pernicana il punto più famoso. Oltre il limite superiore delle querce caducifoglie si estende la ‘Pineta di Linguaglossa’, il bosco Ragabo. Ti si staglia imponente dopo aver superato la caserma forestale Donnavita, a circa 1300 metri di quota. Quando entri al suo interno cambia tutto, sei dentro un vero bosco ombroso: oltre 1000 ettari di pino laricio (Pinus nigra subsp. calabrica), l’unico bosco di questa specie in Sicilia. Fermati, scendi dall’auto, lascia la strada, ascolta il vento, ti racconterà una storia di orgoglio e libertà che ha per protagonisti i linguaglossesi.