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Dalla pineta Ragabo alle praterie steppiche​

Il bosco Ragabo è di proprietà dei linguaglossesi (demanio comunale), il loro orgoglio e vanto. Lo riscattarono nel 1679 dai principi Bonanno. Ascolta la voce impalpabile del bosco e il suo profumo di resina che un tempo si estraeva dai tronchi incisi a spina di pesce.

Se continui a salire verso Piano Provenzana attraverserai ‘il bruciato’, una pineta giovane, nata per disseminazione naturale dopo l’incendio del 1956 che distrusse circa 300 ettari di bosco. E poi incontrerai il faggio (Fagus sylvatica), che vuole suoli più freschi e profondi. La montagna siciliana è il punto più meridionale dove questo albero del nord Europa può vivere; è arrivato con le glaciazioni e sopravvive solo dove il freddo persiste: sull’Etna si spinge anche oltre quota 2000. Quando il bosco si dirada ecco che compaio gli arbusti: il profumato ginepro emisferico (Juniperus hemisphaerica) e il crespino (Berberis aetnensis).

Un compagno del faggio che si arrampica ancora più in alto è la betulla (Betula aetnensis) che qui si è evoluta al punto da diventare una specie endemica, diversa da quella da cui ha avuto origine, esclusiva di questo territorio, relitto dell’era glaciale. Anche la betulla è pianta pioniera, che vive solo nella parte nordorientale dell’Etna, la più piovosa e fredda. Per vederla puoi salire a piedi lungo il percorso che taglia in mezzo alle lave e ai crateri dell’eruzione del 2002, la troverai in ciuffi sparsi che si stagliano eleganti nella prateria di graminacee tra le sterili sabbie laviche, e ti verrà voglia di accarezzare il suo bel tronco liscio e bianco. Quando 10.000 anni fa i ghiacci che coprivano tutta l’Europa si sono ritirati, lei è sopravvissuta sull’Etna dove c’era tutto il freddo che le occorreva, ma ora fa meno freddo e forse per lei non c’è più posto e presto scomparirà, uccisa dal fungo che mina le sue radici.

Al di sopra della foresta potrai contemplare un paesaggio unico e irripetibile, con i bassi pulvini spinosi dello spino santo (Astragalus siculus) e insieme a lei altre erbacee anch’esse endemiche: il Senecio aetnensis, la Viola aetnensis, il Cerastium tomentosum, l’Anthemis aetnensis, lo Scleranthus vulcanicus, ed altre... Si tratta di una comunità vegetale esclusiva dell’alta montagna etnea. E poi c’è solo Lui, solitario e maestoso: il cono sommitale del Mongibello.

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